Nana Vasconcelos “Saudades”


Per la sua terza uscita da solista, la prima e unica per ECM a suo nome, lo straordinario percussionista Nana Vasconcelos ha creato un album che cresce. Mi ci sono volute alcune sessioni ininterrotte per apprezzare le profondità di Saudades, che continuano a rivelarsi a ogni ascolto. Vasconcelos si presenta al meglio con “O Berimbau”, un’ode di 19 minuti al raschiare metallico del suo strumento omonimo. Utilizzando il respiro umano e le corde, rende un’icona beatifica con mezzi nudi. Le pause producono finti richiami di uccelli per un suono altamente filmico e contestuale che ci localizza nello spirito vivente. “Vozes” è semplicemente quelle, che tessono fricative attraverso un telaio di archi carichi di nostalgia. Una congregazione di voci piuttosto diversa ci attende in “Ondas”, che parla in konnakol. Tablas e file melodiche, solcate da shaker e campanacci, incanalano l’irrigazione in “Cego Aderaldo”. Questo, l’unico pezzo non Vasconcelos dell’album (del connazionale e partner musicale Egberto Gismonti), si apre con la chitarra liquida del suo compositore in un viaggio precisamente sincopato di intensa concentrazione. “Dado” riprende il berimbau, non accompagnato, sfumando in un clima di arida riflessione.